La mia collega al Codazzi, M, era una vera donna di mondo: viveva a casa lo stretto necessario, passando il resto del tempo in giro.
Fin dal suo arrivo a Caracas, nel febbraio 2005, era stata presa in consegna
dalla dirigente, Anna Grazia Greco, di cui sembrava essere la dama di
compagnia e da Minerva Valletta che nel primo mese di permanenza a
Caracas mise a disposizione di M la casa dei propri genitori (o dei suoceri, non ricordo), senza chiedere neanche un minimo di affitto (il tempo per far trovare un appartamento a Piero Armenti, ovvero un appartamento da condividere con M, come si vedrà in seguito).
Ovviamente M era una persona con la coscienza a posto, integra e leale; talmente socievole che parlava e frequentava tutti, dal delinquente di quartiere al diplomatico d'ambasciata. Era, come avrebbe detto Kipling, capace di parlare con il ladro e con il re. Per questo motivo rappresentava, a sua insaputa, un formidabile megafono per chi avesse voluto attingere ad un certo tipo di informazioni. A volte la prendevo in giro per le sue frequentazioni, per lo più gente che non mi andava a genio. Non mettevo in dubbio la sua buona fede, ma avevo il sentore che la sua mondanità potesse essere sfruttata per carpirle informazioni, per esempio sulle mosse che prendemmo durante il secondo anno scolastico (2005/2006) per contrastare le infami decisioni di quei pezzenti della Giunta del Codazzi. Così a volte mi informavo per verificare se qualcuno approfittasse di lei...
Una volta, era presente una nostra conoscente, Daniela, avevo chiesto a M se Minerva Valletta, della giunta del Codazzi (moglie del signor Bagordo, autista all'Ambasciata italiana di Caracas) una che con lei faceva l'amica, avesse fatto domande su di me. M rispose che se anche ne avesse fatte, lei avrebbe saputo come dribblarle. In quel momento si intromise Daniela, dicendo che se volevano farla parlare, l'avrebbero fatto, suo malgrado. La risposta spiazzò M, e, devo dire, anche me, ma la trovai più sensata di quanto le fosse consentito. Daniela sapeva quel che diceva perché, nonostante fosse poco affidabile, aveva esperienza di queste cose. Era stata la compagna di uno che, a quei tempi (2006), faceva parte della scorta personale del noto piduista al governo Silvio Berlusconi, l'amerikano.
Ovviamente M era una persona con la coscienza a posto, integra e leale; talmente socievole che parlava e frequentava tutti, dal delinquente di quartiere al diplomatico d'ambasciata. Era, come avrebbe detto Kipling, capace di parlare con il ladro e con il re. Per questo motivo rappresentava, a sua insaputa, un formidabile megafono per chi avesse voluto attingere ad un certo tipo di informazioni. A volte la prendevo in giro per le sue frequentazioni, per lo più gente che non mi andava a genio. Non mettevo in dubbio la sua buona fede, ma avevo il sentore che la sua mondanità potesse essere sfruttata per carpirle informazioni, per esempio sulle mosse che prendemmo durante il secondo anno scolastico (2005/2006) per contrastare le infami decisioni di quei pezzenti della Giunta del Codazzi. Così a volte mi informavo per verificare se qualcuno approfittasse di lei...
Una volta, era presente una nostra conoscente, Daniela, avevo chiesto a M se Minerva Valletta, della giunta del Codazzi (moglie del signor Bagordo, autista all'Ambasciata italiana di Caracas) una che con lei faceva l'amica, avesse fatto domande su di me. M rispose che se anche ne avesse fatte, lei avrebbe saputo come dribblarle. In quel momento si intromise Daniela, dicendo che se volevano farla parlare, l'avrebbero fatto, suo malgrado. La risposta spiazzò M, e, devo dire, anche me, ma la trovai più sensata di quanto le fosse consentito. Daniela sapeva quel che diceva perché, nonostante fosse poco affidabile, aveva esperienza di queste cose. Era stata la compagna di uno che, a quei tempi (2006), faceva parte della scorta personale del noto piduista al governo Silvio Berlusconi, l'amerikano.
Minerva Valletta |
Quando, tempo
dopo, mi sono occupato ad apprendere i metodi utilizzati da infami di
professione o, solo infami e basta, per estorcere informazioni ad una
persona, ho scoperto che in Venezuela viene adoperata una sostanza, la burundanga.
Questa droga proveniente dalla Colombia, viene usata, tra l'altro, come
siero della verità. Per farla agire è sufficiente aggiungerla, ad
esempio, ad una bibita. Anche in Venezuela il suo utilizzo è illegale,
ciononostante è risaputo che viene utilizzata. Ne segnala l'utilizzo la
guida Lonely Planet, sia quella del Venezuela, sia quella della
Colombia. E non è escluso che la si usi anche in Italia, dato che dalla
Colombia e dal Venezuela arrivano più note sostanze. Però, va detto:
finora nessuna droga ha dimostrato potenzialità ipnotico-anestetiche e
maggiore potere di istupidimento della televisione, in particolare
quella commerciale...
A questo punto, vorrei spezzare una lancia a favore del Messico. Si parla spesso dei narcos
messicani, e finché si fa riferimento al mercato di coca statunitense,
il discorso ha un senso. Ma quando si parla dei carichi per il vecchio
continente, non si capisce perché la coca debba fare tanti chilometri in
più, andando su e giù per l'america centrale (con quello che costano
oggi i carburanti, per giunta). Non si fa mai menzione al Venezuela,
come se il Paese scomparisse dalle rotte della geografia criminale o da
quelle dell'Interpol. E non è chiaro perché: si sa che la coca viene
coltivata in Colombia, Hollywood ci ha bombardato di film
sull'argomento, ma ci si dimentica di dire che il paese a forte presenza
italiana nell'area è il Venezuela (950.000 persone) e che la
frontiera di questo paese con la Colombia è estremamente permeabile
causa la decennale guerriglia. Logica vuole che la coca europea, gestita
dalla 'ndrangheta, parta proprio dal Venezuela, per garantire una
logistica appropriata a dei carichi tanto preziosi quanto consistenti,
dato il volume d'affari.
Questo spiegherebbe la necessità di un conto cifrato su una banca svizzera, la Credit Suisse, da parte dell'onorata associazione senza scopo di lucro "Agustin Codazzi", associazione di accattoni dediti al riciclaggio, il cui motto è Nulla dies sine linea (da buona tradizione massonica). Tanto per ricordare che le logge infami, come la P2, vanno per la maggiore qui da noi...
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